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I Medioevo è un’epoca durata più di mille anni, all’interno della quale si sono alternate intere civiltà, sono nate e morte intere culture, al punto che non c’è praticamente nulla che accomuni i primi secoli del Medioevo con gli ultimi dello stesso. Tuttavia possiamo affermare che la figura del Cavaliere è in qualche modo trasversale a tutto il Medioevo, e che addirittura ne sia l’icona. Essendo dunque così longeva anche la figura del Cavaliere, anch’essa è cambiata nella forma e nella sostanza molte volte durante questo millennio, possiamo denotare una sorta di evoluzione della cavalleria, che esamineremo insieme in seguito. La nobiltà è da sempre stata in qualche maniera sinonimo di cavalleria. Questo perchè fin dall’alba del medioevo, un cavaliere era quasi esclusivamente nobile, e allo stesso tempo, quasi solo un nobile poteva fare il cavaliere. Non a caso abbiamo utilizzato questo termine, ovvero fare il Cavaliere, poichè nell’alto medioevo era ancora lungi dal venire una vera e propria cerimonia d’investitura che facesse passare di status sociale, che conferisse il titolo di Cavaliere, ecco, nell’alto medioevo l’essere Cavaliere non era ancora un titolo vero e proprio, era invece retaggio dei nobili, ma solo perchè andare in giro a cavallo e armati, era cosa da nobili. I contadini e i popolani non solo non potevano permettersi economicamente di mantenere un cavallo da guerra, neppure di possedere un’armatura, ma sopratutto di avere tempo da impiegare nell’esercizio e nell’allenamento d’arme. La guerra infatti era prevalentemente cosa da nobili, i quali erano proprio preposti ad incassare le tasse del loro popolo, certo, ma in cambio fornivano la sicurezza, la difesa, il castello dove rifugiarsi in caso di attacco o di bisogno. Pertanto i nobili si esercitavano per questo, si allenavano alla guerra, anche con tornei. I popolani invece erano dediti al lavoro ed erano ben felici di lasciare ai nobili i rischiosi compiti bellici. Ecco che dunque che i n0bili erano coloro che sostanzialmente andavano in giro a cavallo e in armi, che tutti rispettavano. Un Cavaliere armato di tutto punto era talmente temibile da poter fronteggiare decine di gaglioffi appiedati. Ma tanta forza andava sempre accompagnata ad altrettanta nobiltà, e non solo di sangue, infatti da subito il Cavaliere sentì sulle sue spalle la responsabilità di mettere tanta forza al servizio dei bisognosi e dei deboli. Non dobbiamo dimenticare che questa è l’epoca cristiana per eccellenza, e la gente ci credeva davvero. A maggior ragione un Cavaliere si sentiva in obbligo di amministrando giustizia e riparre, anche con la forza, ai torti subiti dagli indifesi. Ma un Cavaliere poteva esserlo anche solo perchè ricco di famiglia, infatti non erano rari i casi in cui famiglie di commercianti arricchite, potevano annoverare alcuni rampolli cavalieri e armati di tutto punto, tanto da partecipare ai tornei e alle giostre che di norma erano a pannaggio quasi esclusivo della nobiltà, ma solo per motivi economici. Per la quasi totalità, la cavalleria non era legata agli Ordini Cavallereschi, anche se inizialmente rari, alcuni Ordini iniziarono a nascere, seppur esclusivamente militari, come l’antichissimo Ordine Costantiniano di San Giorgio, la cui fondazione si attribuisce addirittura all’Imperatore cristiano Costantino nel IV secolo, le cui insegne ed effigi, non a caso, raffigurano ancora oggi il CHi-Rho costantiniano. Passarono molti secoli e il concetto di Cavaliere iniziò ad evolvere, seppur mantenendo le sue caratteristiche principali ancorate alla dicotomia della nobiltà, e della guerra, ma questa figura diveniva man mano più leggendaria, tanto che venne ben presto investita di un alone di nobiltà, tanto da sembrare impossibile che un ricco senza sangue nobile potesse essere Cavaliere, dunque possiamo dire che sorse, praticamente a furor di popolo, una investitura che conferisse finalmente un titolo riconosciuto ed autoritario di Cavaliere, che conferisse anche una base di nobiltà qualora il titolare non ne fosse provvisto, quasi una nobiltà di base, honoris causa. Quindi molto presto nel basso medioevo, si giunge al rituale dell’Addobbamento, una vera e propria funzione in cui ad investire il neofita deve essere almeno un altro Cavaliere, o un nobile di alto lignaggio, attraverso tale investitura si ottiene il titolo di Cavaliere e tutta la serie di responsabilità e privilegi che ne seguono. Questo passaggio di status sociale è seguito da una grande festa dove in genere viene invitato l’intero borgo, abbiamo testimonianze di addobbamenti costati cifre esorbitanti, e naturalmente le grandi famiglie facevano a gara per ostentare ricchi banchetti. Questo tipo di cavalleria caratterizzerà l’intero medioevo ed oltre, ma parallelamente cominciarono a sbocciare altre due forme di Cavalleria, una più eroica e incredibile dell’altra. Prima gli Ordini Monastico-Cavallereschi, che fonderanno la vita casta e la preghiera quotidiana degli Ordini monastici, alla vita bellica, l’esercizio in arme dei Cavalieri. I primi nonchè più celebri Ordini di questo tipo furono i Templari e gli Ospitalieri (Cavg. di Malta). Questa fu una vera e proprio novità rivoluzionaria, un Cavaliere che è anche un Monaco, e che quindi concilia la preghiera e la vita monastica alla guerra. Siamo nel 1100, questo nuovo tipo di Cavaliere nasce in Terra Santa, proprio allo scopo di proteggere i pellegrini e i luoghi santi. San Bernardo da Chiaravalle scrive il suo celebre Elogio della Nuova Cavalleria, definendo tali Ordini con queste due nature così diverse come “Nuova Cavalleria”, e San Bernardo ne è entusiasta. E l’altra forma incredibile ed altrettanto eroica di Cavalleria è quella del Cavaliere Errante. Si trattava di veri e propri eroi che abbandonavano la loro vita, ricca e agiata, per intraprendere un “cammino” senza fine, la cosiddetta “erranza” da cui il nome, una specie di voto di intraprendere un viaggio senza fine, guidati soltanto dalla fede, abbandonando completamente la loro vita futura nelle mani della Divina Provvidenza, “che nutre gli uccelli del cielo e veste i gigli del campo” e che quindi non farà mancare di certo il necessario per vivere qai suoi amati figli che in Lei confidano. E’ così infatti fu. Nacquero innumerevoli leggende di Cavalieri Erranti che dedicavano la loro vita alla difesa dei deboli, delle vedove, al riparare i torti, al combattere le ingiustizie, ovunque il loro cammino li conducesse. Dicevamo che erano spesso di famiglia benestante, infatti nel momento di partire per l’Erranza vendevano tutti i loro beni per il costosissimo equipaggiamento da Cavaliere, armatura completa, destriero, spesso bardatura anche per esso, armi, scudo. Tutto questo aveva un valore economico inimmaginabile. Non è un caso il fatto che un simile gesto di pura fede, di rinuncia ai beni materiali e di porre la propria vita al servizio del prossimo, sia stato ostacolato e spesso omesso dalle cronache successive (umaniste, illuministe, poi materialiste). A tal riguardo, il pensiero non può non andare sul Cervantes e il suo Don Chisciotte,, già all’epoca di Cervantes, lo dice lui stesso, la Cavalleria veniva già derisa e ridicolizzata. Questo perchè già a quell’epoca, la gente aveva altri valori ed altri punti di riferimento perciò, non poteva capire quale forza muovesse tali nobili intenzioni, fino a dare la vita in difesa di un orfano sconosciuto.
Tratto da: “LA FIGURA DEL CAVALIERE” ARCHIVIO STORICO CORDER MODULO MOROSINI.